Eccoci al primo incontro di Story Hacking del 2025, la nostra prima Writer’s Room dedicata al tema della magia. Quest’anno esploreremo i vari modi in cui magia, tecnologia, comunicazione, parole e relazioni si sovrappongono e si intersecano, con un’attenzione particolare agli aspetti meno evidenti di queste connessioni.
Il 28 febbraio, per esempio, ci concentreremo su come riconoscere e interpretare le dinamiche della cosiddetta “magia nera”, esplorando strumenti e tecniche che ci aiuteranno a utilizzare quella che preferisco definire “magia bianca” nel nostro lavoro quotidiano. Nonostante il tema possa sembrare giocoso, la sua applicazione pratica è molto concreta e vicina alla nostra professione.
Writers' Room 19 - la magia nera dell'eccesso di divulgazione
Ciao! Eccoci al secondo appuntamento del 2025, confermando le 17:30. Ti aspetto quindi venerdì 28 febbraio su Zoom, in tempo per l’aperitivo.
Vorrei affrontare la magia più evidente del linguaggio, ovvero gli atti linguistici. Questo concetto è stato introdotto nel 1955 dal linguista John Austin, che ha descritto come il linguaggio possa non solo comunicare ma anche agire, trasformando la realtà attraverso la parola.
Ho voluto dare a questo incontro il titolo "Atti e Incanti" perché amo giocare con le parole e scoprire come piccoli cambiamenti di contesto possano trasformare il loro significato. Gli "atti" e gli "incanti" non solo evocano l'immagine dell'incantesimo, ma appartengono anche al linguaggio legale: gli incanti richiamano le aste e i tribunali, così come gli atti legali sanciscono cambiamenti concreti nella realtà.
Mi emoziono sempre tanto quando i libri sembrano parlarsi tra loro, quando un’idea che ho in mente emerge inaspettatamente dalle pagine di un testo, creando un legame quasi magico tra pensiero e parola scritta. Questo tipo di connessione mi riempie di felicità e rappresenta uno degli aspetti più affascinanti del nostro lavoro con le parole e con i concetti.
Nel contesto digitale gli atti linguistici hanno acquisito una nuova centralità. Parole e frasi possono non solo informare o esprimere opinioni, ma anche influenzare concretamente il comportamento delle persone. E più prosaicamente le call to action che utilizziamo nel marketing digitale—come “Scopri”, “Iscriviti”, “Guarda”—sono veri e propri atti linguistici che mirano a ottenere una reazione specifica e spesso la rendono anche visibile (“vedi questo post perché è piaciuto a Mafe”).
Ma la magia del linguaggio non si limita all’azione diretta. Spesso le parole possono modificare la percezione della realtà. Un esempio illuminante è dato dall’uso delle metafore legate al cibo nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Termini come “dare in pasto” o “rigurgitare” suggeriscono una visione del software come qualcosa di bestiale, influenzando così il modo in cui percepiamo questa tecnologia.
Questo potere trasformativo del linguaggio è stato approfondito anche da autori contemporanei come Raffaele Ventura, che nel suo libro “Incanto” esplora il lato oscuro del linguaggio, soffermandosi su come le parole possano incantare o addirittura ingannare.
Infine, vorrei sottolineare come ogni atto linguistico possa essere considerato “felice” o “infelice”, secondo la teoria di Austin. Un enunciato è felice quando raggiunge il suo scopo comunicativo, indipendentemente dalla sua veridicità. Questo concetto ci invita a riflettere sull’importanza non solo delle parole che scegliamo, ma anche dell’effetto che queste hanno sul nostro interlocutore, prendendo in considerazione che già nel secolo scorso sapevamo che le parole producono conseguenze a prescindere dalla loro verità. Se vogliamo parlare di postverità, quindi, dobbiamo retrodatarla.
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