Abbiamo iniziato a raccontarci storie e non abbiamo ancora finito. Un po’ perché ci piace, un po’ perché ci serve. Questo è il posto giusto per riparare le storie di brand tutte ammaccate. Useremo la Forza e pure un po’ di magia, bianca però.
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Per non perdere pezzi importanti della storia delle storie. Se tutto è storytelling, cosa ci rimane? Una storia diversa, da far vivere, non da raccontare.
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Iscriviti, non perdere nessuna puntata, per ricostruire lo storytelling ci servono tutti i pezzi. Partendo dai personaggi e da quella magia definita da Samuel Taylor Coleridge
The willing suspension of disbelief - for the moment
Diventa uno story hacker
Le storie funzionano nello stesso modo da millenni. Le storie di brand da decenni. Si può migliorare la perfezione? Sì, si può. Tutti insieme.
Un incontro al mese
Per gli abbonati una volta al mese c’è la Writer's Room, chiamata così per ricordare che, anche quando parliamo di storytelling, al centro c'è sempre la scrittura. L'obiettivo di Story Hacking è uscire dall'idea del creativo solitario e riconoscere che la scrittura e la comunicazione sono spesso lavori di gruppo. È un processo collaborativo, in cui il confronto è fondamentale per imparare e crescere.
Vogliamo hackerare non solo lo storytelling come percorso del viaggio dell'eroe, ma anche il modo di pensare e realizzare le storie. In ogni incontro, dopo una breve introduzione (registrata), lavoriamo in gruppo o singolarmente su un prompt umano, per umani, spessopartendo da un "malinteso", o "falsa credenza", come spunto. Questo concetto è preso dal libro "Story or Die" di Lisa Cron, che affronta il tema di come equivoci e falsi miti possano impedire alle persone di interessarsi a un prodotto o servizio.
Quando creiamo storie di marketing, spesso fatichiamo a trovare il motivo per cui qualcuno dovrebbe prestarci attenzione. Il concetto di malinteso è utile perché molte volte le persone rifiutano un prodotto a causa di convinzioni sbagliate. Un esempio tipico è quello dei social media: molte persone credono di dover essere "social" per usarli con successo, ma in realtà i social media sono perfetti per chi è timido o introverso. Personalmente, li uso da anni proprio perché sono uno spazio di espressione ideale per chi non ama sgomitare per l'attenzione.
Lisa Cron ci ricorda che non basta spiegare a parole perché un malinteso sia errato: spesso le persone resistono al cambiamento e spiegare non è sufficiente per farle cambiare idea. Ecco perché le storie sono potenti: attirano e trattengono l'attenzione, permettendo di mostrare una nuova prospettiva in modo coinvolgente.
Un altro esempio di malinteso è legato allo sport: molte persone pensano di non essere "fatte per lo sport" perché hanno un brutto ricordo della ginnastica a scuola. Questo le porta a rifiutare l'idea stessa di fare attività fisica. Oppure il proverbio "Le cose buone o fanno male o fanno ingrassare": ci sono tantissime cose sane e gustose che non fanno ingrassare, come il pesce crudo.
Il nostro compito è usare lo spirito hacker per abbattere questi malintesi e creare uno spazio per nuove possibilità. Qual è il falso mito che sta bloccando l'interesse delle persone per ciò che voi dovete comunicare? È lì che si trova la chiave per coinvolgere e conquistare l'attenzione del pubblico.
