Ciao Story Hacker! Sto lavorando a un regalo di Natale per tutti, paganti e non, nel frattempo sto cercando i pattern che uniscono le storie in luoghi diversi, dalla pagina alla realtà virtuale. Aiuta tornare un passo indietro, a cosa rende tale una storia.
Nel mio contributo al libro Metaverse Architect ho risposto così alla domanda degli autori (Aaron Brancotti e Alessio Mazzolotti) “ha ancora senso distinguere tra “storie” ed “esperienze?”.
Questa distinzione non ha mai avuto senso, ogni esperienza umana è una storia che viviamo e che ci raccontiamo via via che la viviamo per dare un senso e darci un motivo per avanzare. Un’esperienza non viene considerata tale se non fa avanzare la nostra storia, un po’ come la sequenza in una sceneggiatura. Provo a fare un esempio parlando di meditazione: nella nostra cultura stare fermi a occhi chiusi senza fare niente e senza dormire non viene considerata un’esperienza. È una pausa, un vuoto, un buco tra eventi. Se però aggiungiamo un’etichetta - che sia meditazione o mindfulness - e un’intenzione - l’attenzione al respiro - diventa un’esperienza che, nel corso della nostra giornata, fa avanzare la storia.
Potremmo dire, tornando ai videogiochi, che senza etichetta o intenzione lo stare fermi a occhi chiusi è un idle, un lag, invece il farlo meditando è un power up. Vale anche per i social media, spesso considerati una “perdita di tempo”, come se il tempo passato lavorando o lavandoci i capelli fosse invece guadagnato, mentre passa uguale (se poi passa, il che è tutto da vedere). Idem per le mail: quante volte hai sentito dire “tutte queste mail e io dovrei lavorare”, come se rispondere alle mail di lavoro non fosse far avanzare il lavoro e cioè una singola esperienza di lavoro che fa avanzare la storia del portare a termine qualcosa per cui veniamo retribuiti/pagati.
Una storia non è il suo racconto. È fatta di esperienze, anche quando siamo fermi. Nei metaversi siamo fisicamente fermi (non del tutto, sempre meno), così come quando leggiamo o guardiamo un film o una serie tv. A queste ultime esperienze, nei metaversi, aggiungiamo una terza dimensione, quella del movimento in uno spazio non fisico. Vagare a caso in questo spazio potrebbe essere una pausa, un vuoto, un buco tra eventi oppure, come capita nel camminare, un’esperienza determinante perché ci libera dal carico mentale delle incombenze quotidiane. La differenza, come sempre, la faremo noi e quello a cui scegliamo di credere.
Skillset per costruire altri mondi
Mi piace molto il sottotitolo di questo libro, perché alla base di ogni storia, anche di quelle di marketing, c’è una tecnica fondamentale e cioè, esattamente, il worldbuilding. Dedicheremo a questa tecnica tutto il 2024, concentrandoci anche sui dettagli, a partire dai miei preferiti: gli spazi di pubblicazione poco presidiati (come le etichette del prezzo) e i pezzi di mondo dove è un cliente a far avanzare la storia, con noi o senza di noi. Sarà bellissimo, vorrei che fossimo in tanti, iscriviti o regala un abbonamento finché è ancora scontato.
I prossimi incontri nella writers’ room.
Con piccole modifiche di data e lo stesso orario (12-13:30) gli incontri del 2023/2024 già fissati saranno sempre il 20 del mese, anche quando capita di sabato o di domenica (test!):
il 20 dicembre
il 20 gennaio
il 20 febbraio
il 20 marzo
Gli incontri sono per gli abbonati (7 euro al mese, 50 euro l’anno). Chi non partecipa live riceve (prima o poi) la registrazione audio della sfida del mese.
Di che cosa abbiamo parlato
Dei metaversi non per forza digitali. Di cosa cambia quando aggiungi un’etichetta e un’intenzione a un’esperienza. Di cosa vuol dire muoversi stando fermi nello spazio o senza altro scopo che il muoversi stesso. Di costruzioni di mondi, da fare insieme.
Grazie e buon inverno, se vuoi essere dei nostri il 20 alle 12:00 abbonati.
Mafe